Marcello Mascherini

Biografia

Infanzia

Nasce a Udine, nel Regno d’Italia, il 14 settembre 1906 da Maria Luigia Mascarin, ma non verrà riconosciuto dal padre, membro di una benestante famiglia pordenonese di orafi ed artisti, tra cui lo scultore Antonio Marsure (Pordenone, 1807 – 1855).

Trascorre la prima infanzia con la nonna materna a Fagnigola di Azzano Decimo, paesino natale della madre, oggi in provincia di Pordenone. Alla morte della nonna, per i successivi tre anni, viene affidato alla sorella di Maria Luigia. Nel 1912 si trasferisce con la madre a Trieste, importante città dell’Impero Austro-Ungarico, ma nella primavera del 1915 sono entrambi costretti profughi, in quanto sudditi del Regno d’Italia. Stabilitosi ad Isernia, nel Molise, apprende i primi rudimenti artistici frequentando artigiani locali e si diploma alla Regia Scuola d’arte applicata all’industria.

Anni giovanili

Rientrato a Trieste alla fine del 1920, s’iscrive nella primavera del 1921 alla sezione degli scultori ornatisti dell’Istituto Industriale “Alessandro Volta”, scuola per capi d’arte, da cui usciranno abili artigiani ed artisti destinati a chiara fama, avendo come maestro di riferimento lo scultore Alfonso Canciani (Brazzano, 1863 – Trieste, 1955) e diplomandosi nel 1924. Nello stesso anno conosce Nera Micheli, che sposerà il 31 dicembre 1933.

Approfondisce la tecnica scultorea lavorando per un breve periodo nello studio dello scultore Franco Atschko (Asco, Trieste 1903 – Milano 1970). L’esordio espositivo avviene nel dicembre 1924 a Trieste, quando è segnalato da Silvio Benco, rinomato intellettuale e critico d’arte triestino, mentre l’anno successivo tiene la sua prima personale al Circolo Alessandro Manzoni di Trieste. Inizia così la sua sempre più intensa attività espositiva, che già nel 1929 gli procura la Medaglia d’Argento del Ministro della Pubblica Istruzione alla III Esposizione del Sindacato Regionale Fascista degli Artisti di Trieste.

Esposizioni nazionali

Dal 1927 partecipa con assiduità alle Mostre del Sindacato delle Belle Arti triestino, regionale e nazionale; dal 1931 a tutte le prime dieci rassegne della Quadriennale romana, con sale personali nel 1948 e 1959-1960; alle Triennali di Milano del 1933, 1936, 1951, 1960; a partire dal 1934, ad undici edizioni della Biennale Internazionale di Venezia con sale personali nel 1938, 1942, 1954, 1962; alle Biennali d’Arte Triveneta e Concorsi Internazionali del Bronzetto di Padova (ininterrottamente dal 1951 al 1973), nonché ad innumerevoli esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero.

Primi concorsi e commissioni

Nel 1926 partecipa con l’architetto triestino Aldo Cervi al Concorso Nazionale per il Monumento ai Caduti di Como ed inizia ad ottenere incarichi per monumenti funerari e pubblici. Nel 1928 realizza, su invito dell’architetto Umberto Nordio, le maschere in gesso La Tragedia, La Commedia e i bassorilievi La Musica, Il Teatro, Il Canto, La Danza posti nel foyer del nuovo Teatro Politeama Rossetti di Trieste. Partecipa inoltre ai concorsi per il Ponte dell’Accademia di Venezia nel 1933, per il Palazzo Littorio a Roma nel 1934 e per il Palazzo della Civiltà Italiana (E.U.R.) nel 1937, realizzando per quest’ultimo due delle ventotto statue in marmo collocate al pianterreno: L’Archeologia e Il Genio del Teatro.

Opere per i transatlantici

Nel 1931, su invito di Giò Ponti e Gustavo Pulitzer Finali, esegue i due profili in bronzo Il Duce e Il Re per la Sala delle Feste della motonave Victoria I. Entra in contatto con lo scultore Libero Andreotti, il pittore Augusto Cernigoj e gli architetti Gustavo Pulitzer Finali e Gio Ponti, iniziando così una lunga attività di collaborazione con artisti ed architetti di fama per la realizzazione di opere d’arte collocate in transatlantici e navi da crociera: Calitea (1933), Vulcania (1934), Saturnia (1936), Roma (turbonave, 1938), Roma (corazzata, 1940), Italia (1948), Esperia (1949), Conte Biancamano (1949), Australia (1950-51), Augustus (1951), Homeric (1954), San Giorgio (1956), Ausonia (1957), Federico C. (1958), Franca C. (1959), Leonardo da Vinci (1960), Guglielmo Marconi (1962), Oceanic (1964), Italia (1965), Raffaello (1965), Angelina Lauro (1966), Achille Lauro (1966).

La collaborazione con Gustavo Pulitzer Finali gli procurerà anche gli incarichi per opere decorative nelle nuove città minerarie di Arsia in Istria (1937) e Carbonia in Sardegna (1938).

I Quadriennale di Roma

La I Quadriennale del 1931 gli permette di entrare in contatto con la scultura di Medardo Rosso, ma soprattutto di Arturo Martini, che, come ebbe egli stesso a dire, gli fornì una “scossa”, una profonda emozione (assieme alla scoperta dell’arte etrusca nel Museo di Villa Giulia a Roma), tali da spingerlo ad una libertà e ad una spontaneità della forma, a cui, dentro di sé, già aspirava.

V Triennale di Milano

Alla V Triennale del 1933, nel salone della Mostra Internazionale dei Trasporti ordinata da Gustavo Pulitzer Finali con disegni di Bruno Munari, espone la grande opera in gesso Icaro, per cui riceve il Diploma di medaglia d’argento; l’opera, divenuta il simbolo dell’intera mostra, viene riprodotta su varie riviste, tra cui, a piena pagina, su «Casabella» di agosto-settembre 1933 con una recensione di Edoardo Persico. L’anno successivo l’opera verrà riallestita nella “Sala d’Icaro” dall’architetto Giuseppe Pagano con una pittura murale di Bruno Munari per l’Esposizione dell’Aeronautica Italiana al Palazzo dell’Arte della Triennale di Milano.

Primi riconoscimenti

Prestigiosi riconoscimenti gli giungono anche dall’estero: nel 1936 riceve il Diploma d’Onore alla Esposizione d’Arte Italiana Contemporanea a Budapest, il Diploma di Medaglia d’Argento all’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1937 e la Medaglia d’Oro per la Scultura all’Esposizione Internazionale di Budapest nel 1938, mentre nel 1939 viene invitato all’Esposizione Universale di New York.

Successo nazionale

Invitato con una sala personale alla XXI Biennale di Venezia del 1938, viene salutato come la rivelazione della giovane scultura italiana. Tra gli anni trenta e quaranta la sua scultura acquista ritmo e dinamicità nello spazio, complice l’ammirazione per l’idealismo classico di Aristide Maillol, raggiungendo un sentimento plastico che viene ripetutamente premiato nelle importanti rassegne italiane dell’epoca: nel 1940 ottiene da Benito Mussolini il Premio Unico dell’Accademia d’Italia per la scultura; nel 1941, per Eva (1939), il Primo Premio per la Scultura “Medardo Rosso” alla III Mostra del Sindacato Nazionale Fascista Belle Arti a Milano; per Venere marina (1942) il Primo Premio Nazionale di Scultura “Donatello” a Firenze nel 1943 e nello stesso anno il Primo Premio per la Scultura alla Mostra Nazionale d’Arte a Verona.

Nel 1940, su segnalazione di Giò Ponti, viene invitato a collaborare al riallestimento della sede del Rettorato dell’Università di Padova, il Palazzo del Bo, assieme ad altri importanti artisti, tra i quali Arturo Martini, Massimo Campigli, Filippo De Pisis, Gino Severini, Bruno Saetti, e Achille Funi, realizzando i battenti figurati bronzei Minerva e Apollo del portale del Senato Accademico e della Basilica, nonché il Crocefisso per la stanza del Rettore. E’ l’occasione di conoscere l’artista padovano dello smalto Paolo De Poli, con cui stringerà un lungo sodalizio.

Opere per il teatro

Nel 1948 esordisce come scenografo e costumista al Teatro Verdi di Trieste con Cartoni animati, balletto di Mario Bugamelli. La sua creazione artistica per il teatro procede attraverso la fondazione nel 1957 del gruppo La Cantina, che presenta opere d’avanguardia talvolta in prime mondiali, le numerose collaborazioni con il Teatro Verdi e il Teatro Stabile di Trieste, arrivando a curare fino al 1974 oltre venticinque spettacoli in qualità di scenografo, costumista e regista, tra i quali sono da ricordare le scene e i costumi per il balletto Tautologos di Aurel Milloss e per il Don Giovanni di Mozart al Teatro dell’Opera di Roma, rispettivamente nel 1969 e nel 1970.

Primo Premio per la Scultura alla XXV Biennale di Venezia

Nel 1950 ottiene il Primo Premio per uno scultore italiano alla XXV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1950, ex-aequo con Luciano Minguzzi. Risulta poi vincitore del Premio Parigi 1951 a Cortina d’Ampezzo e nel 1953 compie il suo primo viaggio nella capitale francese, dove tiene un’importante personale alla Galerie Drouant – David. S’inserisce così nell’ambiente artistico parigino, frequentando ed entrando in amicizia con lo scultore cubista Ossip Zadkine, lo scrittore musicista jazz Boris Vian e il regista-attore Jean Louis Barrault, che lo riavvicinano al teatro. La visita allo studio di Costantin Brancusi e il viaggio a Chartres per osservare la cattedrale gotica offrono ulteriori stimoli preziosi alla sua ricerca plastica, che, pur attraverso la rivisitazione del linguaggio cubista, raggiunge negli anni cinquanta forme autonome, stilizzate, di ricercata grazia compositiva. Terrà un’altra mostra personale a Parigi nel 1959.

Nel 1951 vince il Primo Premio del Concorso della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra per una grande scultura da porre sulla facciata della Chiesa Nuova di S. Antonio Abate a Recoaro Terme (Vicenza), innovativo progetto dell’architetto Giuseppe Vaccaro. Nel 1958 verrà finalmente collocato il gruppo monumentale Incoronazione di Maria (1957).

Esposizioni all’estero

Fa parte del Comitato di Esperti nominato dalla Biennale di Venezia per la partecipazione degli artisti italiani alla I Biennale Internazionale di San Paolo del Brasile del 1951, esponendo poi alla II Biennale del 1953, quando vince il Premio Acquisto per il Museo d’Arte Moderna di San Paolo. Dal 1953 partecipa ad otto rassegne della Biennale di Scultura di Anversa (Belgio), facendo conoscere la propria opera in vari musei europei. Nel 1957 il critico Bernhard Degenhart promuove con forza una sua mostra personale a Monaco di Baviera, che sarà itinerante nelle maggiori città tedesche.

Espone in innumerevoli mostre di scultura italiana itineranti all’estero, tra cui numerose in Giappone, tenendo a Tokyo due mostre personali nel 1968 e 1972. Musei giapponesi conservano sue opere, tra cui ad esempio i grandi bronzi Chimera alata (1958) e Primavera (1968), entrambi al “The Hakone Open Air Museum” a Yokohama.

Nomine

Ricopre cariche istituzionali nel Sindacato delle Belle Arti (1940-1971), nell’Associazione Artisti d’Italia (Milano, 1948), nel Consiglio della Biennale di Venezia (1952-1956), nel Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti (1958-1962), nel Consiglio Esecutivo del Comitato Nazionale Scultura all’UNESCO (Parigi, 1966-1969), come Ispettore per i Beni Culturali ed Ambientali della Provincia di Trieste (1971-1983). Fa parte del Curatorio del Civico Museo Revoltella di Trieste (1940-1975), contribuendo fortemente all’arricchimento della galleria d’arte contemporanea, e del Circolo della Cultura delle Arti di Trieste, di cui è socio fondatore e direttore della sezione arti figurative fin dal 1946, svolgendo un importante ruolo nelle dinamiche artistiche del capoluogo giuliano.

È membro di innumerevoli giurie di esposizioni d’arte nazionali ed internazionali, socio dell’Accademia degli Sventati (Udine, 1943), dell’Accademia Nazionale di San Luca (Roma, 1948), dell’Accademia Reale del Belgio (Bruxelles, 1961), della Société Européenne de Culture (Venezia, 1963), dell’Accademia Clementina (Bologna, 1969), dell’Accademia delle Arti del Disegno (Firenze, 1970), nonché del Rotary Club Trieste dal 1952.

Periodo “carsico”

Complice la sentita partecipazione al Concorso Internazionale per il Monumento ad Auschwitz del 1958-1959, Mascherini inizia una rimeditazione del proprio stile: le forme allungate, aggraziate e levigate degli anni cinquanta si tramutano dal 1960 in bronzi per lo più drammatici e naturalistici, spesso costruiti tramite calchi di pietra carsica. Alla XXXI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1962 la Commissione nominata dall’Istituto Internazionale di Arte Liturgica gli assegna il primo premio “per aver testimoniato con opere di arte sacra la sua intima esigenza religiosa”.

Sodalizi

Nel 1967 trasferisce definitivamente lo studio e l’abitazione a Sistiana sul Carso, continuando ad intrattenere rapporti ed amicizie con numerosi poeti (tra i quali Lina Galli, Alfonso Gatto, Manlio Malabotta, Biagio Marin, Giuseppe Ungaretti), scrittori ed intellettuali (tra cui Riccardo Bacchelli, Stelio Crise, Gillo Dorfles, Agnoldomenico Pica, Vanni Scheiwiller, Fulvio Tomizza), nonché artisti, galleristi e critici d’arte (tra quest’ultimi Umbro Apollonio, Giulio Carlo Argan, Fortunato Bellonzi, Jean Bouret, Bernhard Degenhart, Gian Alberto Dell’Acqua, Arturo Manzano, Giuseppe Marchiori, Giorgio Mascherpa, Alessandro Mozzambani, Guido Perocco, Erich Steingräber, Marco Valsecchi).

Anni ’70

Nel 1970 riceve a Milano il Premio Nazionale “Umberto Biancamano 1970” per la Scultura con la seguente motivazione: “Scultore giuliano, oggi tra i più grandi del mondo contemporaneo, si è prestigiosamente affermato con 50 anni di lavoro in tutte le nazioni: dalla primitiva rivelazione ha conservato nella statua il prodigioso istinto creativo, del ritmo e dell’armonia, dominato da una coscienza plastica, resa pulsante in un moto vivente” (gli altri premiati sono Giorgio De Chirico per le Arti Figurative, Eugenio Montale per la Cultura, Ettore Sottsass per il Design, Arnoldo Mondadori per l’Editoria, Riccardo Morandi per l’Architettura, Aldo Aniasi per la Politica). Nello stesso anno tiene una mostra antologica alla Internationale Sommerakademie fuer Bildende Kunst di Salisburgo, dove è invitato a tenere un corso di scultura, che ripeterà l’anno successivo.

I Fiori

Nei primi anni settanta Mascherini affronta una nuova crisi esistenziale ed artistica, che lo porta a rinnovare drasticamente lo stile e a rifuggire la figurazione umana, pur mantenendo intensi contenuti simbolico-allegorici; nascono così di getto, tra il 1972 e il 1974, i Fiori, una quarantina di bronzi di carattere “mitico – vegetativo”. La drammaticità del messaggio, interpretato tra l’invettiva ecologica e il timore per il superamento artistico da parte delle avanguardie, sorprende e divide pubblico e critica. Ma è il vero testamento dello scultore, che nell’ultimo decennio produrrà opere esigue.

Ultime opere

I due nudi Pomona e Bagnante del 1981, rievocanti lo stile raffinato degli anni cinquanta, e i busti di James Joyce (1981) del Giardino Pubblico di Trieste e di Monsignor Antonio Santin (1982) del Seminario Vescovile a Trieste concludono idealmente l’intensa attività dell’artista, che muore a Padova il 19 febbraio 1983.